Il “captatore informatico” come strumento di ricerca della prova in Italia

Autori

DOI:

https://doi.org/10.22197/rbdpp.v3i2.71

Parole chiave:

Prova, indagini preliminari, perquisizioni online, sorveglianza online, intercettazione di conversazioni o comunicazioni.

Abstract

Il codice italiano di procedura penale non contiene alcuna disciplina delle indagini effettuate con l’ausilio di malwares del tipo “cavallo di Troia” installati in un dispositivo elettronico come uno smartphone o un tablet. Questo articolo spiega in quali casi, e a quali condizioni, atti investigativi di questo genere possono essere ugualmente considerati ammissibili secondo la legge processuale italiana, e illustra i contenuti dei principali progetti di riforma concernenti questa materia che sono attualmente in discussione nel Parlamento italiano.

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Biografia autore

  • Francesco Caprioli, Professore Ordinario di Diritto processuale penale - Università degli Studi di Torino/Itália

    Professore Ordinario di Diritto processuale penale
    Dipartimento di Giurisprudenza
    Università degli Studi di Torino

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Pubblicato

2017-06-08

Fascicolo

Sezione

DOSSIÊ: Investigação preliminar, meios ocultos e novas tecnologias

Come citare

Caprioli, F. (2017). Il “captatore informatico” come strumento di ricerca della prova in Italia. Revista Brasileira De Direito Processual Penal, 3(2), 483-510. https://doi.org/10.22197/rbdpp.v3i2.71